domenica 22 aprile 2018

La presenza del gelato nella narrativa.

Le origini del gelato sono molto più antiche di quanto ci si potrebbe aspettare, già all'epoca dei romani (diciottesimo secolo a.c) si hanno alcune testimonianze della sua esistenza, non si trattava certo di vero e proprio gelato ma di una specie di sorbetto creato con del ghiaccio tritato e del succo di vari frutti come ci viene spiegato in una ricetta di Plinio il Vecchio.
L'autore latino non è l'unico ad aver parlato di questa gustosa pietanza, più tardi letterati e scienziati di tutto il mondo dedicheranno poesie e veri e propri studi scientifici al gelato. Il francese Nicolas Lemery citerà la prima ricetta in francese di ghiaccio aromatizzato nel libro Recueil de Curiosités les plus rares et admirables(1674), una raccolta di curiosità naturalistiche varie.

1685-1686
"Cantinette e cantimplore stieno in pronto a tutte l'ore, con forbite bombolette chiuse e strette tra le brine delle nevi cristalline. Son le nevi il quinto elemento che compongono il vero bevere: ben è folle chi spera ricevere senza nevi nel bere un contento."

Così lo scienziato poeta Francesco Redi si esprime nel poema Arianna inferma sulla bontà delle bevande ghiacciate.

Lorenzo Magalotti ambasciatore dei Medici a Vienna nelle sue Canzonette anacreontiche 1723 descrive, in versi, le prime rudimentali gelatiere e i sorbetti che allora si conoscevano.

Infine anche in epoche più vicine a noi ci sono poeti come Gianni Rodari che hanno scritto componimenti sul gelato che sembra continuare a stuzzicare la fantasia e l'appetito di tutti ancora oggi.


"Di crema, di limone o di vainiglia,
  il gelato, che meraviglia!
 In vetta al delicato
  cono vede il bambino
  dapprima un iridato
  massiccio alpino:
  e la panna è la neve del Cervino,
  la fragola, tra burroni di cioccolato,
  è il Monte Rosa, certo.
 Poi le dentate scintillanti vette
  si sciolgono in delizia, non sono più
  che lisce collinette
  o le dune ondulate d’un deserto…
 E anche il deserto te lo mangi tu
  scoprendo che la sabbia, o meraviglia,
  è di crema e limone, e di vaniglia."


Gianni Rodari.

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